Choice

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In order for a choice to happen there must be activity arising as the play of mind, as the inner dialogue of words. It can be assumed that one is putting together these words but when looked into more closely it will be seen that the words, which are simply actions arising in consciousness, are appearing and then being noted to be present by the ‘me’ AFTER they have made their appearance. Clearly then ‘me’ is not the producer of these thoughts but is itself another thought that arises after the initial thought and claims that thought to be a product produced by the ‘me’, When seen clearly the ‘me’ thought is seen to be simply another thought.

As all decision making involves thinking and as all thinking is involuntary, in that each thought arises without it being pre-planned by anyone, every choice or decision is being made as an action arising in consciousness of which there is no controller.

Even the thought ” I think” or “I am the thinker, the producer, of these thoughts” is simply arising and is not actually being produced by a something or someone called ‘I’ or ‘me’.

This desire to make the ‘me’ the controller of what is arising as thought comes about when it is imagined that there is a ‘me’ as the thinker of the thoughts but when looked into it will be seen that there is thinking but no thinker. There is doing but no doer. This desire which arises is also simply arising as an action of consciousness, this too is impersonal. There is in fact no personal desire as all desire is impersonally arising, the so-called person being a belief and nothing more than that, which again is simply a thought arising.

When this fact begins to make itself obvious the imagined controller begins to lose sight of itself from time to time as the realisation that there is no personal controller in charge of anything begins to take over and the imagined controller dissolves.

This can be a strange period for it has been seen at this point that there is no producer of what is arising as the experiences of the body/mind and yet this has not yet fully established itself and so from time to time ‘me’, the imagined controller, steps back into play habitually. Eventually the claiming of what is being done simply dissolves into the no-thing-ness from which all thoughts etc have always been arising within.

What remains then is the seeing, by no-one, that all action arising, be it the action of thought or feeling or physical action is happening spontaneously. There is no prior plan, no destiny, no purpose or reason for what is taking place, all is simply happening, to no-one.

What sees what is taking place is no-thing. This no-thing is still and timeless and when an activity takes place within itself it is immediately reflected upon this inactive timelessness as an activity of time and hence recognised to be taking place.

There is no-one, no person, seeing any of the actions arising. They are in truth being witnessed not by a person as imagined but by the same ever-present timeless awareness wherever and whenever they arise.

This is always the case even when it is imagined that there is a something or someone seeing what is taking place. In this way when has taken place and the imagined individual has dissolved in the clear seeing all that is actually different is that the ‘me’ is no longer present to what takes place claiming it to be a result of its presence. Things continue to take place as phenomena arising but there is no longer the concept that someone is doing any of it or that it is happening to anyone.

Avasa

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Affinché accada una scelta deve sorgere un’attività nella mente, come dialogo interiore di parole. Si può presumere che ci sia qualcuno che metta insieme queste parole, ma quando si esamina più da vicino la cosa si vedrà che le parole, che sono semplicemente azioni che sorgono nella coscienza, stanno solo apparendo e sono osservate come presenti dal ‘me’ solo DOPO che sono apparse. Chiaramente allora il ‘me’ è non il produttore di questi pensieri, ma in sé è solo un altro pensiero che sorge dopo l’iniziale pensiero e rivendica come quel pensiero sia stato prodotto dal ‘me’. Quando si riconosce con chiarezza il pensiero del ‘me’ esso è visto semplicemente come un pensiero.

Dato che tutti i processi decisionali comportano un pensare e dato che tutto il pensiero è involontario – in quanto ogni pensiero sorge senza essere pre-pianificato da nessuno – ogni scelta o decisione viene fatta come un’azione che sorge nella coscienza di cui non c’è nessun controllore.

Persino il pensiero “Io penso” o “Io sono il pensatore, il produttore di questi pensieri” semplicemente sorge e non è in realtà prodotto da qualcuno o un qualcosa chiamato ‘Io’ o ‘me’.

Questo desiderio di rendere il ‘me’ il controllore di ciò che sorge come pensiero viene quando si immagina che ci sia un ‘me’ come il pensatore dei pensieri, mentre quando si indaga si vedrà che c’è pensare ma nessun pensatore. C’è fare, ma non c’è nessun agente. Questo desiderio che sorge è anch’esso semplicemente un’azione della coscienza, anch’essa impersonale. Non esiste infatti alcun desiderio personale, dato che tutti i desideri sorgono impersonalmente, poiché la cosiddetta persona è una credenza e niente di più, ancora una volta è solo un pensiero che sorge.

Quando questo fatto comincia a essere ovvio l’immaginario controllore inizia a perdere di vista se stesso ogni tanto, mentre la realizzazione che non c’è che nessun controllore personale incaricato di nulla comincia a prendere il sopravvento e l’immaginario autore delle azioni si dissolve.

Questo può essere un periodo strano, perché a quel punto si vede che non c’è nessun produttore di quello che sorge come esperienza del corpo/mente ed eppure questa comprensione non si è ancora pienamente affermata e così ogni tanto il ‘me’, l’immaginario controllore, ritorna in gioco come abitudine. Alla fine la rivendicazione di ciò che è fatto semplicemente si dissolve nel nulla, lo stesso nulla da cui tutti i pensieri assieme a tutto il resto sorgono.

Quindi ciò che rimane è il vedere, fatto da nessuno, che tutte le azioni sorgono, siano esse l’azione di un pensiero o di una sensazione o di una  azione fisica che avviene spontaneamente. Non c’è nessun piano preventivo, nessun destino, nessuno scopo o ragione per quello che sta avvenendo, tutto sta accadendo semplicemente a nessuno.

Ciò che vede quello che sta accadendo è il nulla. Questo nulla è immobile ed eterno e quando un’attività accade in esso allora è immediatamente riflessa su questa atemporalità inattiva come un’attività del tempo e quindi riconosciuta accadere.

Non c’è nessuno, nessuna persona, che veda il sorgere le azioni. Esse sono in verità testimoniate non da una persona come immaginato in precedenza, ma dalla stessa costante consapevolezza senza tempo ovunque e ogni volta che esse si presentino.

Questo è sempre il caso, anche quando si immagina che ci sia un qualcosa o qualcuno che veda ciò che sta avvenendo. In questo modo, quando l’illuminazione accade e l’individuo immaginario si è dissolto in un chiaro vedere, tutto ciò che è realmente differente è che il ‘me’ non è più presente a ciò che avviene, sostenendo che quel che accade sia un risultato della sua stessa presenza. Le cose continuano a succedere come fenomeni che sorgono, ma non esiste più il concetto che qualcuno stia facendo qualcosa o che stia accadendo a qualcuno.

Avasa

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