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As spiritual seekers we are seeking because there is a sense of something lacking in the body/mind experience. It is this sense of lack that gives rise to the seeking that takes place, the action of seeking is not in any way personal. In this there is no actual seeker as such but simply the action of seeking arising due to the sense of something lacking. There is a non-recognition of what is present and this that is overlooked is then looked for as if it is elsewhere. What is present is the no-thing-ness that is the source of all things but because its very nature is absent of description when looked for it is sought as something and therefore cannot be recognized for what it is. No-thing when sought as a something is overlooked although it is ever-present.
There was a time for each and every one of us when this action was not arising because there was no sense of lack. The reason that there was no sense of lack was because there was the resting in Oneness. As a very young child this was true for each of us and until such time that the idea established itself in the mind that there was a doer of the actions done through the body this Oneness was known directly.
The seeking began the moment this sense of Oneness was lost. It was lost the moment that the mind managed to locate an imaginary being within the body who was responsible for what the body did and for the arising thoughts that appear as the mind. Prior to the formulation of this concept there was no idea that someone was present as the doer of what took place.
The establishing of this imaginary one within the mind was the moment of separation within what is essentially One unbroken consciousness. This imagined being is no more than just that, imagination.
When Oneness itself has lost sight of itself it begins to create identification with what is present and as the body/mind is present under all the circumstances of the human experience it is then quite natural that the body/mind is identified with and claimed to be what one is. The one that is doing the identifying is the impersonal, consciousness itself. Once realization takes place and the attention rests in the seeing of Oneness the seeking comes to an end.
There are many suggestions as to how to bring about this realization that is actually our natural state but all are destined to fail as they assume from the very beginning that there is something to get to and someone to do the getting, hence they reinforce the very thing that they claim to remove, the sense of a personal ‘me’. For as long as ‘me’ is present trying to remove itself to reach this ever-present Oneness, which cannot be seen because of the ‘me’ concept being identified with, so too will it continue to be present and so too will the action of seeking continue to arise.
The recognition that what is being sought is ever-present and not in a future moment undermines the idea of a goal in the future or a path to get to it. The attention then begins to spend more and more time simply being present to what is instead of projecting into an imaginary other moment in an imaginary future. In this way energy that has previously been projected begins to spend more time at rest in the present and when all energy ceases to feed the idea of a future or past then all that remains is the ever-present presence which is then seen to be what was being sought all along.
There is absolutely nothing that can be done to bring about any of this and yet it comes about if or when the action of consciousness arises in this particular way. Ceasing to seek with deliberation is also futile as this too has intention behind it and so cannot bring about the recognition of presence which is causeless and unintentional. Once however it is seen clearly that all seeking is simply an action of a consciousness that has identified with itself as something and is overlooking itself as the ever present no-thing, therefore not recognizing itself directly as no-thing, then the dis-identification with being a seeker begins to wind down and the idea of there being a doer dissolves.
What is being sought is not a thing, it is not an experience of any sort but the One that sees the appearance and disappearance of all and any experiences within itself. This One is ever-present outside of the play of time observing the comings and goings in time. This is what has been sought and it is this that One is. This One alone manifests as all form and experiences all.
This One cannot be found by seeking as the very identification with the action assumes that there is something to be sought and found and that there is someone to do the seeking, it is this that prevents the seeing of it. What remains when all energy projected in seeking ends is this that is no-thing, which is prior to the appearance of energy.
This no-thing is the base of all and the sought answer, it alone is capable of recognizing itself directly, it requires no medium or effort of any kind.
Love needs no object. Love is that which knows no sense of duality, no sense of otherness. When Love is true of us then all is seen to be One and within this recognition seeking comes to rest.
Avasa
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Come ricercatori spirituali stiamo cercando, perché c’è la sensazione che qualcosa manchi nell’esperienza del corpo/mente. È questo senso di mancanza che dà luogo alla ricerca, l’azione della ricerca non è in alcun modo personale. In essa non c’è alcun ricercatore in quanto tale, ma semplicemente l’azione di ricerca causata dalla sensazione di una mancanza di qualcosa. Non si riconosce ciò che è già presente e ciò che è trascurato è allora cercato, come se si trovasse altrove. Ciò che è presente è il nulla, che è la sorgente di tutte le cose, ma poiché la sua natura è priva di ogni descrizione, quando lo si cerca lo si fa come se fosse un qualcosa e quindi non lo si riconosce per ciò che veramente è. Il nulla, quando cercato come un qualcosa, viene ignorato anche se è sempre presente.
C’era un tempo per ognuno e ciascuno di noi in cui questa azione di ricerca non sorgeva perché non c’era alcun senso di mancanza. Il motivo per cui non c’era alcun senso di mancanza era perché c’era un riposare nell’Unità. Da bambini piccoli questo era vero di ciascuno di noi e fino a tale momento – prima che si affermasse nella mente l’idea che ci fosse un agente delle azioni eseguite tramite il corpo – quest’Uno era conosciuto in modo diretto. La ricerca è cominciata nel momento in cui questo senso di Unità andato perduto. Si è perso nell’istante in cui la mente è riuscita ad individuare un essere immaginario all’interno del corpo, responsabile di ciò che il corpo faceva e dei pensieri che apparivano in quanto mente. Prima della formulazione di questo concetto non c’era nessuna idea che qualcuno fosse presente come autore di ciò che stava accadendo. La creazione di questo personaggio immaginario all’interno della mente segna il momento della separazione all’interno di ciò che è essenzialmente un’Unica Coscienza ininterrotta.
Questo essere immaginario non è altro che questo, immaginazione. Quando l’Unità stessa ha perso di vista se stessa si è cominciato a creare un’identificazione con ciò che è presente e dato che il corpo/mente è presente in tutte le circostanze dell’esperienza umana è del tutto naturale che ci si identifichi con esso e si reclami di essere il corpo/mente. Ciò che sta compiendo quell’identificazione è la Coscienza impersonale stessa. Una volta che la realizzazione avviene e l’attenzione si riposa nel vedere l’Uno, allora la ricerca volge al termine.
Ci sono molti suggerimenti su come arrivare a questa realizzazione che è in realtà il nostro stato naturale, ma tutti essi sono destinati a fallire in quanto presumono fin dall’inizio che ci sia qualcosa a cui arrivare e un qualcuno a compiere quell’arrivare, quindi tali sforzi rafforzano proprio ciò che affermano di voler rimuovere, il senso di un “me” personale. Fintanto che il ‘me’ resta presente mentre cerca di rimuovere se stesso per raggiungere questa unicità onnipresente – che non può essere vista a causa dell’identificazione con il concetto del ‘me’ – questo concetto continuerà ad esistere e così anche l’azione di ricerca continuerà a sorgere. Il riconoscimento che ciò che è cercato è sempre presente e non riposa in un momento futuro mina alla base l’idea di un obiettivo o un percorso da compiere. L’attenzione allora inizia a passare sempre più tempo semplicemente nell’essere presente a ciò che è, invece di proiettarsi in un immaginario altro momento nel futuro.
In questo modo l’energia, che in precedenza era stata proiettata fuori, inizia a passare più tempo a riposare nel presente e quando tutta l’energia cessa di alimentare l’idea di un futuro o passato, allora tutto quello che rimane è l’eterna presenza, che è colta come ciò che era stato cercato tutto il tempo. Non c’è assolutamente nulla che possa essere fatto per realizzare tutto questo, esso giunge se o quando l’azione della coscienza sorge in tal modo. Smettere volontariamente di cercare è anch’esso inutile, in quanto anche tale azione avrebbe un’intenzione dietro di sè e quindi non potrebbe portare al riconoscimento di una presenza che è senza causa e non intenzionale.
Una volta però si è visto chiaramente che tutta la ricerca è semplicemente un’azione della coscienza – che si è identificata con l’idea di essere un qualcosa e si ignora dunque in quanto sempre presente nulla, e quindi non si riconosce in quanto tale – allora inizia la dis-identificazione con l’essere un ricercatore e si dissolve l’idea di un autore delle azioni. Ciò che si è cercato non è una cosa, non è un’esperienza di qualunque tipo, ma l’Uno che vede la comparsa e scomparsa di ogni e qualsiasi esperienza all’interno di se stesso. Quest’Uno è sempre presente al di fuori del gioco del tempo e osserva l’andirivieni delle cose nel tempo. Questo è quello che è stato cercato ed è ciò che si è. Quest’Uno solo si manifesta come tutte le forme e tutte le esperienze. Esso non può essere trovato attraverso la ricerca, dato che l’identificazione con l’azione presuppone che ci sia qualcosa da essere cercato e trovato, e che ci sia un qualcuno a fare la cerca, ed è proprio questo ciò che impedisce il vedere ciò che si è.
Ciò che rimane quando tutta l’energia proiettata nella ricerca finisce è questo nulla, che esisteva già prima della comparsa di ogni energia. Questo nulla è alla base di tutto ed è la risposta ricercata, da solo è in grado di riconoscere se stesso direttamente, non richiede alcun intermediario o mezzo o sforzo di qualunque tipo. L’Amore non ha bisogno di oggetto. L’Amore è ciò che non conosce alcun senso di dualità. Nessun senso di alterità. Quando l’Amore è vero di noi allora tutto è visto essere Uno e in questo riconoscimento la ricerca finisce.
Avasa
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